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Il castello di Hogwards

corvo su red fort Sto leggendo Harry Potter, il primo, in lingua originale.. A quanti dicono che è meglio il libro del film, io dico.. probabilmente si.
Ho iniziato a Leggerlo dopo che Giorgio (Paolo) mi ha detto che li ha letti tutti e sette in lingua originale, un po’ una sfida personale insomma.. ma non è questo il punto centrale.

Il punto centrale è il momento in cui tutti approdano al castello di Hogwarts (l’immagine non rende un decimo di quello che mi ha reso il libro).
Ecco – quel momento, al vespro, le barche vanno verso il castello su un lago piatto, con poca luce. Le parole che descrivono la scena mi hanno fatto emozionare, probabilmente più per come ero preso io che per come è scritto, immaginare questo gruppo di barchette che fa la sua strada silenziosa, nessuno che parli a bordo, in un clima abbastanza freddo, settembrino come quello attuale, lotntani e dimenticati dal mondo..

And the fleet of little boats moved off all at once, gliding across the lake, wich was as smooth as glass. Everyone was silent, staring up at the great castle overhead. It towered over them as they sailed nearer and nearer to cliff on wich it stood.

iniziate a leggere se già non lo fate..

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Il dolore, proverbio tuareg

lago ombra
Tra le cose dette alla messa per Eli ce ne sono state di veramente belle, e una la voglio condividere; è un proverbio tuareg:

Se incontri un uomo nel dolore,
guardalo negli occhi e misura il tuo passo con il suo

Misura il tuo passo con il suo, niente parole. Non vado oltre, lascio al lettore un eventuale riflessione che enfatizzi o no il concetto che ci sta dietro.

(e comunque, complimenti a don Angelo)

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L’onestà intellettuale è un ossimoro


Questa frase sarà familiare a chi ha letto il libro – chi non lo ha letto lo può ancora leggere.
Baricco esprime in City, uno dei libri più simpatici tutto sommato, a parte la scena di quello con la schiuma alla bocca, un saggio sull’onestà intellettuale. Anzi, esprime un po’ di cose, tra cui il western e la boxe, veramente veramente gradevoli. E anche quella parte… no dai poi rovino tutto.

Un saggio sull’onestà intellettuale.

È un saggio piuttosto breve, anche se è romanzato, ma è sintentico – ad essere esatti è in 6 punti. Mi permetto di spiegarlo – lui lo spiega con calma mentre lo dice (lo fa spiegare a quello che nel libro lo ha inventato), io provo a scrivere prima tutti e sei i punti e poi a spiegarli.

  1. Gli uomini hanno idee.
  2. Gli uomini esprimono idee.
  3. Gli uomini esprimono idee che non sono loro
  4. Le idee, una volta espresse e dunque sottoposte alla pressione di un pubblico, diventano oggetti artificiali privi di un reale rapporto con la loro origine. Gli uomini le affinano con tale ingegno da renderle micidiali. Col tempo scoprono di poterle usare come armi. Non ci pensano su un attimo. E sparano. (leggi: Le idee: erano apparizioni, adesso sono armi)
  5. Gli uomini usano le idee come armi, e in questo gesto se ne allontanano per sempre.
  6. (titolo di questo post) L’onestà intellettuale è un ossimoro.

Mi ha colpito per la sua monoliticità e per quanto, effettivamente, rispecchi il tutto della comunicazione tra persone, a tutti i livelli.

Il 90% delle volte che vedo litigare o incazzarsi la persona incazzata cerca di difendere un’idea, idea che spesso non arriva direttamente dalla persona (3) e che più di un’idea appartenente alla persona sembra un essere dotato di vita e volontà propria, un batterio (benigno o maligno) che fa uso della persona in cui risiede per poter sopravvivere agli altri batteri.

Non è tutta farina del mio sacco, come è ovvio che sia, è sempre il buon Baricco che spiega e io traggo ispirazione.

Il fato che gli uomini abbiano idee (1) è ovvio, diretto, siamo benedetti e maledetti in questo senso e le abbiamo. Quando le si esprime (2) le si perde già un po’. Anzi, si perde quello spiraglio di luce che aveva generato l’idea, si impasta qualcosa di nuovo e lo si consegna a un interlocutore (anche sè stessi è un intelocutore) – si impasta qualcosa di nuovo perché un’idea finché rimane uno sprazzo di luce non può essere espressa, poverina. Si cala nel reale e si trasforma in un bozzolo di parole.

(4) le idee diventano armi – è ovvio che debba andare così, è come avere una spada, non la usi per cucinare. Il bozzolo di parole, prima inoffensivo e anzi salvifico raggio di luce ha ora una lama affilata – ci cuciniamo o ci combattiamo? Ci combattiamo, lo si vede tutti i giorni in tv e lo si sente spesso nel nostro cuore.

E come è ormai ovvio ancora di più, ci siamo allontanati in questo processo. L’arma di affina sempre di più, è la legge del più forte: l’idea che meglio sa adattarsi all’ambiente in cui è – e quindi, importantissimo da notare, si modificaperde il legame con ciò che era all’inizio (5). È fin sbagliato chiamarle idee.

Quindi, va da sè la (6).

sono stato sintetico nell’esposizione, lascio la trattazione a chi vorrà commentare 🙂

E chiudo con la stessa frase con cui ha chiuso il personaggio di Baricco, una frase che non mi trova del tutto d’accordo, e forse non trova del tutto d’accordo nemmeno l’autore – ma può avere il suo grosso senso. È un post scrittum, più di una conclusione:

Un’altra vita, saremo onesti. Saremo capaci di tacere.

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Sarà il cielo


Sarà il cielo che mi dà queste sensazioni, o sarà che non sono sensato.
Ma ci sono momenti che guardo su e ci rimango in estasi, annuso l’aria, mi sembra di poter toccare tutti gli alberi nei dintorni solo chiudendo gli occhi – l’umidità del verde intorno va a pescare nel profondo dell’istinto, sembra di essere un animale, a tratti..

E capitano episodi che dico, ma come è possibile? Proprio io, proprio qui? L’unico modo per salvarsi dalla mortalità probabilmente: vivere le vite delle cose, delle piante e delle persone intorno.
Passare in bicicletta e vedere la luna sul lago, inondarsi di profumi estivi e scoprire che poco più avanti l’irrigatore di una villa sta proiettando una cascata luminosa sulla ciclabile – e quindi infilarsi sotto a capofitto, ridendo.

Ritrovarsi a pensare al tempo, che scorre sotto le ruote o forse scorre nella testa, addentrarsi sempre più in là in questioni filosofiche che non danno esito se non il sentirsi felice, sterili come dei clementini dolci.
Dolci come dei clementini senza semi.
Semantici come dei clementi sterici.

A volte mi sveglio e mi sembra di fare analisi del reale che non hanno nulla da invidiare a una mente superiore, senza i filtri della razionalità – vedo il mondo come susseguirsi di azioni senza i significati che diamo noi umani, lo vedo un po’ da alieno.

Iniziassi a drogarmi ci perderei 😉

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La formica e l’equazione

L’altro giorno mi sono soffermato su un’equazione.

x = sen(45)

45 gradi, intediamoci. Il seno di 45 gradi non è 0,5 come si potrebbe pensare. È invece una brutta cifra, maggiore di un mezzo e minore di uno. Stupisce un po’, se ci si pensa, e ci fa rendere conto che gli assunti immediati non sono sempre veritieri – la ruota rotola perché è tonda, diresti, e invece magari no.

balcone
La matematica sa dare anche spunti per la vita reale. Nel mentre sulla ringhiera del balcone passa una formica. Ignorando lo stupore che avrebbe dovuto investirmi se solo per un attimo mi fossi fermato a pensare che un cosa così piccola si muove, respira e forse sogna, cerco di spiegarle questa storia dell’equazione.

Formica, hai visto questa equazione? È davvero una figata, voglio dire tu pensi che è così e invece è cosà.

La formica mi guarda con curiosità. O almeno credo mi guardi, le formiche hanno degli occhi che percepiscono solo se c’è buio o luce. povere formiche, non possono vedere i colori come li vediamo noi, poverine. A pensarci bene poi forse non capisce che cosa sia un’equazione, allora le porto il foglio su cui avevo scritto

x = sen(45)

e glielo metto davanti al muso; è scritto troppo grande, forse vede solo delle grandi linee nere. Meglio scriverglielo più piccolo.. allora glielo scrivo più piccolo.
La formica non sembra un granché interessata, ci cammina sopra, annusa con le antennine e poi passa oltre. Già, che stupido. lei pensa a altro che alle equazioni, anzi forse non pensa.

Forse non ha nemmeno ben capito quando le ho detto che c’era un’equazione da leggere sul foglio, avrei dovuto spiegarglielo meglio.

Ma che stupido, una formica in genre non conoscela trigonometria.

A pensarci bene credo non avesse nemmeno capito la matematica in generale.

E prima della matematica, avrebbe dovuto sapere l’italiano per capire cosa stavo dicendo.

Prima ancora dell’italiano avrebbe dovuto capire che stavo mettendo in fila delle onde sonore per comunicarle qualcosa.

Tra l’altro le mancavano le orecchie.

Pazienza, formica, io ti voglio bene lo stesso

poi mi passa un pensiero per la testa, e guardo le nuvole. Poi guardo gli alberi, poi guardo casa mia. Ripenso a stamattina, quando ho mangiato un po’ di pane, e a qualche anno fa, quando è morto mio nonno. E a qualche anno prima, quando sono andato in parapendio. Penso a quella volta che ho pianto, e poi a quella che ho riso, riguardo la formica.

E a quella volta che ho abbracciato una persona che poi non ho visto più, e quando ho sentito una serie di sentimenti tra la vergogna la tristezza e il piacere, riguardo la formica, e poi guardo il sole – non riesco a guardarlo in realtà, è troppo forte.

E poi, ovviamente penso: probabilmente è 24 anni che qualcuno sta cercando di spiegarmi un’equazione.

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Istantanea di un periodo

La sveglia in sala ha fatto un bip, lo fa tutte le ore perché non ho voglia di metterlo a posto. A breve si parlerà di andare a vivere da solo, forse, e con Terry va tutto bene.

Dormo bene, sogno, Suono insegno e faccio siti web, tanti mi chiedono che lavoro faccio e con pazienza spiego. Sono felice, nel complesso 🙂

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La televisione, l’educazione e la politica

viva il re
Napolux, blog che seguo sempre post per post, si astiene di palare di politica – e non ha tutti i torti. Inevitabilmente, qualsiasi forum web inizi a parlare di politica finisce in rissa. L’ultimo che ho letto è la valanga di commenti a un discutibile video di youtube da cui mi astengo dal dare opinioni, se non il dire che è discutibile (per lo meno dal punto di vista musicale).

C’è da aggiungere che non guardo mai la tv. Da aggiungere per capire le cose di cui vado ora a prlare: stasera ho guardato blob, uno dei dodici programmi che si salva in tv – gli altri sono cose tipo dragonball (fino a majinbu), quark, griffin + simpson, il tg r (l’unico in cui non si vedano culi e tette).

Lo guardavo, e sarà per l’alto gradiente di spazzatura che contiene volutamente, ma mi ha fatto davvero venire l’orticaria alle palle (stasera sono sul colorito andante) la qualità della spazzatura – spazzatura veramente selezionata, veramente da schifo.

Il primo pensiero è stato superficiale: che schifo i reality, che schifo un po’ tutto, a partire dai reality – ma questo lo ho già espresso. Il secondo passo è stato più profondo:

Cosa impara un bambino davanti alla tv, a vedere come comunica la gente dal reality al talk show? Non c’è proprio la costruzione di un dibattito, tutti parlano sopra a tutti, da Porta a Porta a Buona domenica, sembra che l’unico modo per far parlare uno per volta sia quello di mettere una sola persona sul palco, lì se non sei la buon’anima Demetrio Stratos non puoi parlare sopra te stesso. E anche qui le mie sterili seghe mentali si facevano sentire.

Il terzo e ultimo pensiero è poi andato ai politici.

Io non so come va dalle altre parti del mondo con precisione. Leggo regolarmente Beppe Grillo e talvolta il blog di di Pietro; il primo perché ricorda costantemente alcune cose ai lettori, tra cui anche il fatto che può sbagliare anche lui che è un comico. Il secondo perché è l’unico politico che ha un blog in cui si capisca di quello che scrive (al contrario di quando parla dal vero ;).

Inciso: non sono di sinistra, non sono schierato – e sono conscio che una non scelta sia una scelta – semplicemente mi piace capire quello che leggo e ascolto. Se vado sul sito di Forza Italia o di Rifondazione non mi ci trovo, onn c’è comunicaziozne. Leggo notizie e pubblicità ovviamente di parte, come un notiziario – un blog è diverso, sarò un caso particolare.

Mai nostri politici non sanno comunicare tra di loro, e ho l’impressione non sappiano nemmeno farlo con il popolo. Non sanno comunicare per lo stesso problema sopra esposto: si parlano uno sopra l’altro, non aspettano il proprio turno, non rispettano chi ha un’idea diversa. Se non si ascoltano, non parliamo di arricchire la propria esperienza tramite il dialogo: non mi sembra di spingermi troppo in là (nè di dire qualcosa di nuovo) se associo il parlamento a un insieme di pedine o marionette.

Sono ignorante o utopista, o ancora semplicista, può darsi. Forse non vedo i delicati equilibri che reggono lo Stato, se qualcuno ha spunti interessanti ha il dovere civile di illuminarmi commentando – per intato viva il re.

ps – se conoscete un blog di qualche politico capibile, segnalatemelo al volo!

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Segreterie telefoniche e altri piccoli disagi

che buone le caramelle sulle ditaMi hanno lasciato un messaggio in segreteria telefonica del cellulare. Maledetta Vodafone, non capirò mai come levare la segreteria.

Comunque sia, ho avuto un attimo di riflessione sul Mondo nei pochi secondi di quella voce un po’ spaesata, o per lo meno mi sembrava tale, di Stefano che mi ha lasciato sto messaggio, e mi è tornato il mondo il Magnifico Mondo di Amelie, il mio – credo – film preferito.

Lì (nel film) i personaggi sono presentati tramite la cosa che amano di più e quella che odiano di più, ed è veramente.. fa sorridere – ma molto fa sorridere – per lo meno a me. Me lo ha fatto ricordare perché una delle cose che un personaggio odia in quel film è lasciare messaggi in segeteria, appunto per l’artificialità della comunicazione.

Mi è quindi balenata un’idea, ovvero un filmato delle persone che conosco, che faccia vedere le cose che ama e quelle che odia, una per una, almeno una o due cose a testa. Sarebbe wow (che idea gay).

Della serie i film di Mario.

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Siamo solo scimmie pelate

Questo video fa presente una cosa che pensospesso nei moment of being che mi capitano, o semplicemente quando mi sveglio nel cuore della notte e vado in botta per l’eccesso di emotività:

siamo solo scimmie

Pelate, che ubriachi di status quo facciamo tutto quello che facciamo, dalle cose più piccole alle più grandi. Ma non è poi tanto male, per lo meno nel mio piccolo villaggio – o alveare, come lo chiama questo tizio.

Kudos, monkey.

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L’altra notte c’era vento

lontano lontano
Pericolosamente poetico mi accingo a vivere l’ennesimo moment of being di due o tre notti fa.
Appena sveglio le barriere razionali sono giù, più istinto meno ragionamento.

Già successo.

Non è possibile, penso. Non è possibile che tutto giri così velocemente. Il rubinetto di quella droga che si chiama ragione si era chiuso nelal testa, il mondosi svelava per l’accozzaglia di cose che è effettivamente senza un ordine.
Il relativismo scoppiava in tutta la sua bellezza; l’impressione stavolta era quella di vedere la linea del tempo stropicciata nel palmo della mano. Questa è una metafora, non è come io effetivamente stessi. Io stavo come se non ci fosse più il tempo, come se tutto fosse sparito giù nel buco.

Gli occhi assonnati fuori dalla finestra vedevano solo buio e gli alberi in ombra che si muovevano da ubriachi, lenti e agitati. Nella storia infinita Fantasia piomba nel Nulla, il mondo era già piombato nel Nulla, rimanevo solo io e la stanza. Il giorno dopo avrei dovuto fare una serie di altre cose, ma mi sembrava di averle già fatte, avrei spauto dire come sarebbero andate. E questo si stava espendendo al giorno dopo, ai giorni dopo. Stavo perdendo totalmente la direzione, mi sembrava di aver già vissuto la vita, forse anche qualche vita in più.

Il vento porta sempre via tutto quelloche ho in un momento, lascia solo l’essenziale:

percezione.