godetevelo 😀
Mese: Febbraio 2008
Rosie
Rosie è italomaori, anzi sardomaori che è peggio. Mi arriva alla spalla, ha la carnagione un po’ scura e i lineamenti un po’ sardi, corporatura minuta ed è pazza. Fa facce continuamente e spoglia le frasi da tutti i please e altre parole così che quando ho lavorato come cameriere i riferimenti erano “take” “there” “hold” – ogni tanto dice anche “thanks” ma non esagera mai 🙂 è il caposala del ristorante, il capo di qualsiasi cosa finisca in mezzo. A sedici anni tipo è scappata di casa.
Va ben, la sera che lavoro lì mi dice che dopo andiamo da qualche parte, ci troviamo con i suoi amici. Chiaramente senza please, senza un tubo. “We go out” e poi una faccia tipo sono pazza. Ok, va bene. Dopo il lavoro quindi si esce sciallo dal ristorante, prendo le chiavi della mia macchina e lei si dirige invece verso un mostro bianco parcheggiato per così dire mezzo sul marciapiede e mezzo altrove, di sbieco. “Come” (vieni) – le chiedo i dettagli del programma della serata, lei accenna locale amici giro locale giro amici, va bene salgo sul mostro, dopo che lei ha diradato la coltre di oggetti di varia natura che risiedevano lato passeggero per farmi per così dire accomodare.
Il mostro bianco si muove, è a occhio un 2400 turbo di un tamarro che è più che tamarro, lei lo usa per fare corse illegali in giro – capisco di essere finito in GTA. Lo avevo già intuito quando sono entrato dal barbiere con le strisce rosse e blu fuori, ora ne sono assolutamente certo.
Quando cambia marcia (cosa che accade spesso) o semplicemente rilascia l’acceleratore (cosa che accade di rado) la macchina emette un sonoro sbuffo, ovvero il turbo che si rilascia, ovvero PSHHHHHHHHHHH. Gli interni, sobri, sono corredati da gps (ovvio) contagiri in evidenza (ovvio) lancetta del turbo (meno ovvio) e cronometro sul volante (molto meno ovvio). Lei sembra padroneggiare bene la cosa, facciamo un paio di giri in cui becchiamo il suo ragazzo e i suoi amici (che parlano come parla la gente in GTA, se capite cosa voglio dire) e costatiamo che i locali sono tutti chiusi, ma soprattutto succede l’inevitabile: una ragazza dal marciapiede destro su un tratto a 4 corsie (noi si guida dal lato sinistro qui) le dice qualcosa, che credo fosse “ehi puttanella”, ma non ho sentito bene. Di sicuro non era “tanti auguri a te”.
Da brava sardomaori, Rosie gira diligentemente il volante a destra (strada deserta fortunatamente) accelerando e facendo sentire che le sue gomme hanno una buona tenuta (è una ragazza prudente), corona l’inversione a U con un bel freno a mano accostando a un marciapiede, slaccia la cintura di sicurezza (è una ragazza con la testa sulle spalle, lei), scende buttando via la sua diligente sigaretta, e dà un paio di diligenti ginocchiate alla signorina che le ha urlato dietro, sotto gli occhi stupiti delle amiche della signorina, il tutto seguito da un po’ di insulti artocolati e disarticolati da “fuck” e oscillazioni orizzontali della testa che nemmeno nei peggiori ghetti del bronx. Io lato passeggero mi gustavo il cinema, ma purtroppo non ho fatto in tempo a prendere la macchina fotografica. Il tutto coronato da un’altra inversione a U (tra un semaforo e l’altro, nb), e un lancio di bottiglia fuori dal finestrino, direttamente sull’asfalto. Dopodiché si torna dagli amici e si racconta la cosa, naturalmente ingigantendola un po’ per il piacere del pubblico. Almeno, credo che la ingingatisse dal numero di “fuck” che le sono usciti dalla bocca.
Il suo moroso era felice dell’episodio, bravo 🙂
Che dite, vi aspetto che scendete anche voi? Portate i manganelli regaz che qui siamo west siders!
ringrazio per la colonna sonora delle tizie che cantavano in sala d’aspetto 🙂
Il ristorante italiano
yeah
New Zealand part 1 extended
allungato e messo meglio, godetevelo! è un collage disorientante di un pomeriggio altrettanto disorientante
part 1 ma anche part 10 boh, esperimento con premiere. Che dite?
Come domande, come risposte e fiumi
Ci sono cose che accadono e sono come domande a cui poi capitano risposte. Sono in nuova Zelanda, sono dall’altra parte del mondo. Davvero, non è una metafora. Sono davvero qui e non spiegherò oltre, chi deve sapere già sa, se non sai non dovevi sapere.
Accadono domande e poi accadono risposte, puntuali come orologi svizzeri, micidiali come il cioccolato svizzero. Viviamo di svizzeri insomma, ma comunque accadono. Sarà il momento, sarà essere a testa in giù o l’acqua che girara in senso antiorario (ho controllato adesso), ma sembra davvero che moltissime cose che sono successe negli ultimi anni stiano trovando posti e risposte in questo momento, forse per la calma, forse per le mani di un Dio finalmente buono – buono in senso ontologico chiaramente, imperscrutabile, sta solo facendo ordine in una delle stanze del castello e tu per caso passavi in quella stanza. Sta facendo qualcosa di buono; ne sei sicuro ma non lo vedi per forza.
Io rimango qui nel torrente di questa settimana/mese, un torrente pieno di curve che non si capisce dove porta ma che a ogni curva fa vedere come il tassello del puzzle fa ‘clac’ e capisci dove lo avevano o lo avevi lanciato.
Dante più o meno qui aveva piazzato il Purgatorio. Tutti i nodi vengono al pettine, in forme strane e irriconoscibili a volte. Io verrò al pettine, in quanto nodoso e in quanto essere umano.
Canzone che adoro.
Avete provato a cercare giobi eyes in youtube? amen, eccovela:
No one knows what it’s like
To be the bad man
To be the sad man
Behind blue eyes
And no one knows
What it’s like to be hated
To be fated to telling only liesBut my dreams they aren’t as empty
As my conscience seems to be
I have hours, only lonely
My love is vengeance
That’s never freeNo one knows what its like
To feel these feelings
Like i do, and i blame you!
No one bites back as hard
On their anger
None of my pain and woe
Can show through