Volavo
e voglio tenermela con me, questa sensazione
in un’enorme stanza, volavo lentamente, a movimenti ampi e precisi. Volavo, fino a toccare per terra, la roccia, in una stanza di enormi stalattiti, con poca luce. con quella poca luce vedevo centinaia di colori, potevo immaginare a malapena cosa potesse essere veramente quel posto se avesse visto la luce vera.
Alcuni metri sopra di me, quasi ferma, volavi tu. Alzavo gli occhi, ti guardavo, mi staccavo a pochi centimetri da terra.
Fermi, lontani da qualsiasi altra cosa, guardandoci ma staccati l’uno dall’altra. Tanta acqua a dividerci e separarci. Poche persone, abbastanza lontane da rassicurare che fosse tutto reale senza disturbare.
Soprattutto, quella lentezza. Quella lentezza e quella bellezza a rubare gli occhi, cercando luce nella poca luce che c’era. Cercando buio per poter scappare ancora, rallentando tutto ancora di più. Tutto nella mia mano destra, la sinistra aperta verso di te, a salire all’infinito, infinitamente lento.
Piccola, tu, e la distanza a spegnersi, piano, fino a rubare l’ultima acqua tra noi, in un delirio di lentezza, tra centinaia di colori nel buio riconoscerli i tuoi occhi, i tuoi fianchi.
Non avrei voluto altro che sparire in quel momento, in un tuo sorriso.
Non avrei voluto altro che sparire in quel momento, in un tuo sorriso.