Non avevo mai apprezzato troppo i dj, perfino quello degli incubus non è che mi abbia mai stupito.
Poi ho visto questo.
I cinesi arrivano sempre prima.
O giapponesi, non so.
Non avevo mai apprezzato troppo i dj, perfino quello degli incubus non è che mi abbia mai stupito.
Poi ho visto questo.
I cinesi arrivano sempre prima.
O giapponesi, non so.
Questa frase sarà familiare a chi ha letto il libro – chi non lo ha letto lo può ancora leggere.
Baricco esprime in City, uno dei libri più simpatici tutto sommato, a parte la scena di quello con la schiuma alla bocca, un saggio sull’onestà intellettuale. Anzi, esprime un po’ di cose, tra cui il western e la boxe, veramente veramente gradevoli. E anche quella parte… no dai poi rovino tutto.
Un saggio sull’onestà intellettuale.
È un saggio piuttosto breve, anche se è romanzato, ma è sintentico – ad essere esatti è in 6 punti. Mi permetto di spiegarlo – lui lo spiega con calma mentre lo dice (lo fa spiegare a quello che nel libro lo ha inventato), io provo a scrivere prima tutti e sei i punti e poi a spiegarli.
Mi ha colpito per la sua monoliticità e per quanto, effettivamente, rispecchi il tutto della comunicazione tra persone, a tutti i livelli.
Il 90% delle volte che vedo litigare o incazzarsi la persona incazzata cerca di difendere un’idea, idea che spesso non arriva direttamente dalla persona (3) e che più di un’idea appartenente alla persona sembra un essere dotato di vita e volontà propria, un batterio (benigno o maligno) che fa uso della persona in cui risiede per poter sopravvivere agli altri batteri.
Non è tutta farina del mio sacco, come è ovvio che sia, è sempre il buon Baricco che spiega e io traggo ispirazione.
Il fato che gli uomini abbiano idee (1) è ovvio, diretto, siamo benedetti e maledetti in questo senso e le abbiamo. Quando le si esprime (2) le si perde già un po’. Anzi, si perde quello spiraglio di luce che aveva generato l’idea, si impasta qualcosa di nuovo e lo si consegna a un interlocutore (anche sè stessi è un intelocutore) – si impasta qualcosa di nuovo perché un’idea finché rimane uno sprazzo di luce non può essere espressa, poverina. Si cala nel reale e si trasforma in un bozzolo di parole.
(4) le idee diventano armi – è ovvio che debba andare così, è come avere una spada, non la usi per cucinare. Il bozzolo di parole, prima inoffensivo e anzi salvifico raggio di luce ha ora una lama affilata – ci cuciniamo o ci combattiamo? Ci combattiamo, lo si vede tutti i giorni in tv e lo si sente spesso nel nostro cuore.
E come è ormai ovvio ancora di più, ci siamo allontanati in questo processo. L’arma di affina sempre di più, è la legge del più forte: l’idea che meglio sa adattarsi all’ambiente in cui è – e quindi, importantissimo da notare, si modifica – perde il legame con ciò che era all’inizio (5). È fin sbagliato chiamarle idee.
Quindi, va da sè la (6).
sono stato sintetico nell’esposizione, lascio la trattazione a chi vorrà commentare 🙂
E chiudo con la stessa frase con cui ha chiuso il personaggio di Baricco, una frase che non mi trova del tutto d’accordo, e forse non trova del tutto d’accordo nemmeno l’autore – ma può avere il suo grosso senso. È un post scrittum, più di una conclusione:
Un’altra vita, saremo onesti. Saremo capaci di tacere.
Avevo già parlato di questa telentuosa Terranaomi, di cui mi dicono dalla regia (Nathalie) che i brani hanno già iniziato girare su radio un po’ più importanti.
È brava e io mi vanto del fatto che su youtube sono riuscito a scambiarci qualche messaggio – bè ora pubblico (anche se lo avevo probabilmente già fatto) la mia cover del suo Go quietly. Niente pretese, spero vi piaccia 🙂
[audio:https://blog.giobi.com/wp-content/uploads/2007/08/giobi-go-quietly.mp3]A grande richiesta, il testo:
on the day you came to
did you know you had come
did you know why you came
could you feel where you’re fromdid you ask it out loud
when no one could hear you
did you cry all alone
when everyone feared youi ask you this
mostly for me
cause people like us
can go quietlywhen they told you to stop
did you want to keep going
when they pushed you to tears
could you feel the pain showingdid you know you were drifting
from the moment you drifted
and could you feel your heart
shifting
before it had shifted,i ask you this
mostly for me
cause people like us
can go quietly
Via mail mi è arrivato questo, veramente veramente ma veramente. Se conoscete i Rush è ancora più incredibbole.
a voi la parola 🙂
(dedicato a paolo che se ne va in grecia domani 🙂 bella lì)
Dopo Tommy Emmanuel, dopo aver spiegato l’importanza del pezzo per me, ma soprattutto dopo essermi preso una Cort sfx5 aura – di cui non trovo foto soddisfacenti sul web – ho provato a registrarlo io.
Ci sono alcuni errori, però per esere il secondo take mi sembra andato quasi bene 🙂
[audio:https://blog.giobi.com/wp-content/uploads/2007/08/giobi-those-who-wait.mp3](sto anche testando il plugin per gli mp3) – potete commentare se vi va.
Sarà il cielo che mi dà queste sensazioni, o sarà che non sono sensato.
Ma ci sono momenti che guardo su e ci rimango in estasi, annuso l’aria, mi sembra di poter toccare tutti gli alberi nei dintorni solo chiudendo gli occhi – l’umidità del verde intorno va a pescare nel profondo dell’istinto, sembra di essere un animale, a tratti..
E capitano episodi che dico, ma come è possibile? Proprio io, proprio qui? L’unico modo per salvarsi dalla mortalità probabilmente: vivere le vite delle cose, delle piante e delle persone intorno.
Passare in bicicletta e vedere la luna sul lago, inondarsi di profumi estivi e scoprire che poco più avanti l’irrigatore di una villa sta proiettando una cascata luminosa sulla ciclabile – e quindi infilarsi sotto a capofitto, ridendo.
Ritrovarsi a pensare al tempo, che scorre sotto le ruote o forse scorre nella testa, addentrarsi sempre più in là in questioni filosofiche che non danno esito se non il sentirsi felice, sterili come dei clementini dolci.
Dolci come dei clementini senza semi.
Semantici come dei clementi sterici.
A volte mi sveglio e mi sembra di fare analisi del reale che non hanno nulla da invidiare a una mente superiore, senza i filtri della razionalità – vedo il mondo come susseguirsi di azioni senza i significati che diamo noi umani, lo vedo un po’ da alieno.
Iniziassi a drogarmi ci perderei 😉
Come fortunatamente ha già didascalizzato Paolo meglio di me, devo ringraziare altre 5 persone per la bellissima serata 🙂
(Lo faccio in differita per mantenere viva l’attenzione)
Ultimamente leggo sempre il corriere.it via RSS, non per scelta politica, e mi sto sbelliccando dalle risa leggendo un articolo che ripesca un altro articolo di un’intervista di Elton John al Sun.
Elton, dal quale la bellissima canzone su cui si può fare innamorare anche la più frigida delle compagne di banco Your Song, afferma che internet:
Inoltre rovina l’industria musicale.
Da buon opinionista e soprattutto sociologo (non chiedo certo informatico) il nostro John propone di:
anzi, preciso:
Purtroppo non gli hanno chiesto se ci sono ancora le mezze stagioni.
Non commento, lascio al lettore la sentenza 🙂