Questa frase sarà familiare a chi ha letto il libro – chi non lo ha letto lo può ancora leggere.
Baricco esprime in City, uno dei libri più simpatici tutto sommato, a parte la scena di quello con la schiuma alla bocca, un saggio sull’onestà intellettuale. Anzi, esprime un po’ di cose, tra cui il western e la boxe, veramente veramente gradevoli. E anche quella parte… no dai poi rovino tutto.
Un saggio sull’onestà intellettuale.
È un saggio piuttosto breve, anche se è romanzato, ma è sintentico – ad essere esatti è in 6 punti. Mi permetto di spiegarlo – lui lo spiega con calma mentre lo dice (lo fa spiegare a quello che nel libro lo ha inventato), io provo a scrivere prima tutti e sei i punti e poi a spiegarli.
- Gli uomini hanno idee.
- Gli uomini esprimono idee.
- Gli uomini esprimono idee che non sono loro
- Le idee, una volta espresse e dunque sottoposte alla pressione di un pubblico, diventano oggetti artificiali privi di un reale rapporto con la loro origine. Gli uomini le affinano con tale ingegno da renderle micidiali. Col tempo scoprono di poterle usare come armi. Non ci pensano su un attimo. E sparano. (leggi: Le idee: erano apparizioni, adesso sono armi)
- Gli uomini usano le idee come armi, e in questo gesto se ne allontanano per sempre.
- (titolo di questo post) L’onestà intellettuale è un ossimoro.
Mi ha colpito per la sua monoliticità e per quanto, effettivamente, rispecchi il tutto della comunicazione tra persone, a tutti i livelli.
Il 90% delle volte che vedo litigare o incazzarsi la persona incazzata cerca di difendere un’idea, idea che spesso non arriva direttamente dalla persona (3) e che più di un’idea appartenente alla persona sembra un essere dotato di vita e volontà propria, un batterio (benigno o maligno) che fa uso della persona in cui risiede per poter sopravvivere agli altri batteri.
Non è tutta farina del mio sacco, come è ovvio che sia, è sempre il buon Baricco che spiega e io traggo ispirazione.
Il fato che gli uomini abbiano idee (1) è ovvio, diretto, siamo benedetti e maledetti in questo senso e le abbiamo. Quando le si esprime (2) le si perde già un po’. Anzi, si perde quello spiraglio di luce che aveva generato l’idea, si impasta qualcosa di nuovo e lo si consegna a un interlocutore (anche sè stessi è un intelocutore) – si impasta qualcosa di nuovo perché un’idea finché rimane uno sprazzo di luce non può essere espressa, poverina. Si cala nel reale e si trasforma in un bozzolo di parole.
(4) le idee diventano armi – è ovvio che debba andare così, è come avere una spada, non la usi per cucinare. Il bozzolo di parole, prima inoffensivo e anzi salvifico raggio di luce ha ora una lama affilata – ci cuciniamo o ci combattiamo? Ci combattiamo, lo si vede tutti i giorni in tv e lo si sente spesso nel nostro cuore.
E come è ormai ovvio ancora di più, ci siamo allontanati in questo processo. L’arma di affina sempre di più, è la legge del più forte: l’idea che meglio sa adattarsi all’ambiente in cui è – e quindi, importantissimo da notare, si modifica – perde il legame con ciò che era all’inizio (5). È fin sbagliato chiamarle idee.
Quindi, va da sè la (6).
sono stato sintetico nell’esposizione, lascio la trattazione a chi vorrà commentare 🙂
E chiudo con la stessa frase con cui ha chiuso il personaggio di Baricco, una frase che non mi trova del tutto d’accordo, e forse non trova del tutto d’accordo nemmeno l’autore – ma può avere il suo grosso senso. È un post scrittum, più di una conclusione:
Un’altra vita, saremo onesti. Saremo capaci di tacere.