Lo scrolling doom e come siamo messi
Il cervello era in pappa, e forse lo è ancora. Lo scrolling doom è il fenomeno per cui ti metti usl divano alle 21 dopo cena e sei ancora sul divano alle 2am a capire come fa quel tizio a produrre due note contemporaneamente, o stai leggendo l’ennesimo status anti-governo arrabbiandoti perché non è abbastanza antigoverno o enon lo è nel modo in cui dovrebbe esserlo.
Ci rimette la plasticità mentale, la creatività, la memoria, la felicità stessa. Credo, e linkerò le ricerche che lo dicono, che l’imbecillità globale sia aumentata dall’iphone 3 e dall’espansione di Facebook.
Non è una battuta ma una riflessione sul fatto che le piccole gioie monodose su piccoli schermi intimi erodano la capacità mentale. Pensate, soprattutto se nati prima del 2000, quanto tempo ci annoiavamo. Quanto guardavamo fuori dalla finestra, dal finestrino del treno, sul marciapiede, tutti quei momenti in cui la testa aveva il tempo di riorganizzare i ricordi, le opinioni, le fantasie. Io quel tempo non lo avevo più. Zero, anche in auto di fatto era sempre lì lo schermino. Più discreto, ma sempre a disposizione.
Il tipo di contenuto da consumare è meno che monodose, frammentato, superficiale, sempre nuovo e anche sempre ripetitivo a soddisfare soddisfazioni meno che momentanee. Arte e contenuto stanno a reel quanto minestrone della nonna sta a cucchiaio di zucchero cacciato in bocca.
Come stavo
Perenne disattenzione, poca memoria, ma io non mi ricordavo i testi delle canzoni dall’inizio alla fine? E anche le date delle cose che mi succedevano, con chi eccetera. Non poteav essere solo l’età o la pigrizia. La lettura dei link che liccavo era più un precipitare dalla prima frase al secondo paragrafo e poi chiudere quasi annoiato, avendo colto alcune parole chiave.
Da musicista, anche a livello creativo chiedevo soddisfazioni immediate a quello che producevo, soddisfazioni che non arrivavano perché l’arte e la tecnica necessitano di tempo per esseres studiate, tempo per essere utilizzate e prodotte, e tempo per essere godute. Vuoi mettere con il video del gorilla che lancia la cacca?
Non scirov queste frasi da arrivato, o illuminato: forse la nebbia mentale è ancora lì, anzi forse non se ne andrà mai totalemnte (sono vecchio davvero), ma sicuramente ho avviato un processo.
Lo schiavismo al cortocircuito di appagamento continuo del feed era provocato da video estremamente divertenti, estremamente intelligenti a volte, a volte aancora spaventosamente reali, commoventi, ma che con il loro formato e durata non provocavano alcuna ritenzione di valore reale, non c’è una storia, non accendono un percorso mentale.
Posso passare da un video su come si faceva la carta nell’antica Cina alla storia di guarigione di una ragazza dal cancro, per poi ascoltare uno dei brani musicali più interessanti degli ultimi sei mesi, o ancora assistere a una visione cruda, reale e intelligente di una zona di guerra, alzare lo sguardo e non c’è più niente. La pornografia del reel è la stessa della pornografia sessuale: non c’è spazio per l’immaginazione, la mente è spettatrice passiva, anzi dorme proprio. Se il reel uscisse da questa logica verrebbe seppellito nell’algoritmo, non passerebbe le 10 visualizzazioni.
Cosa ho fatto
Forse la goccai che ha fatto traboccare il vaso è realizzare l’immagine che a volte davo ai miei figli.
Occhi fissi sullo schermino piccolo che ho in mano, mentre loro mi chiamano per chiedermi se l’uccellino che canta è verde o azzurro. Non lo so di che colore sia l’uccellino, ma è importante in quel momento, in quel secondo, dargli un attimo di attenzione e inventare un colore o mettere in piedi un gioco, qualcosa che stimoli la comunicazione o la fantasia.
In quei momenti mi sentivo una merda. Anche solo a ritardare quei 10 secondi per finire un reel, cosa impensabile se fossi stato a parlare con un amico o a leggere un articolo (in quei casi è giusto insegnare al bambino ad aspettare). Ma lì no, lo facevo aspettare per gli ultimi 5 secondi di battute dei Jackal, di uno sketch che per giunta avevo già visto un anno prima. Assurdo.
Facciamola breve: in casa, niente cellulare.
Sì, si può fare. Entro in casa, metto il cellulare in carica. Ho un eccellente smartwatch che mi notifica se qualcuno mi sta chiamando o scrivendo, quindi non ho scuse per non essere reperibile.
Improvvisamente scopri che la casa ha libri, ha cose da fare, e che i reel possono essere relegati alla merda che sono: in bagno. Tutt’ora il momento “cacca” è quello in cui mi lascio andare a TikTok. È il mio piccolo, ultimo baluardo di resistenza alla disintossicazione totale, ma è un compromesso che al momento mi va bene.
Ho preso l’iPad.
E tu dici: allora sei pirla. No, aspetta.
Questa è una parte fondamentale del mio percorso e il vero cuore di questo articolo. Una volta liberato il tempo e la mente dal vortice dello scrolling, ho avuto bisogno di riempire quel vuoto con contenuti di valore, che nutrissero davvero la mia plasticità mentale. Il protagonista per me è stato il tablet di casa Apple.
Il formato del device e il fatto che non ho installato alcun tipo di social media fa sì che il contenuto e i modi siano radicalmente diversi. Leggo e selziono con cura da diverse fonti, e i video li scelgo a manina da youtube ma me li guardo con attenzione e aolte prendo pure appunti.
Ho diverse sorgenti che mi aiutano in questa selezione, e spero di trovarne altre o di trovare un aggregatore RSS decente che mi permetta di ottimizzare ulteriormente questo processo. Al momento, le mie fonti principali sono:
- Hacker News: per le notizie molto tecniche e gli approfondimenti sul mondo della tecnologia e dell’innovazione.
- TLDR: per le notizie mediamente tecniche, un riassunto conciso ma efficace degli eventi più rilevanti.
- Kite: appena scoperto da qualche giorno, è una fonte più generica di notizie, ma con un approccio che tende a favorire contenuti di qualità.
Sono tutte, ahimè, sorgenti in inglese, ma hanno in comune il selezionare articoli analitici, lenti, da leggere (Kite inevitabilmente un po’ meno). Vado così ad attingere a liste di blog scritti effettivamente da persone e non da IA (btw questo post è scritto tutto da me, con l’aiuto della IA per organizzare le sezioni), con post che superano quasi sempre i 5 minuti di lettura ciascuno. Questo mi permette di immergermi in un argomento, di seguirne il filo logico, di assimilare concetti e di stimolare la riflessione, esattamente il contrario di ciò che accade con i reel.
Appena visito un articolo o anche solo un titolo interessante lo metto nella mia fedele piattaforma di bookmarking, raindrop.io, a cui magari dedicherò un articolo a parte in futuro. La chicca ulteriore è che con Raindrop posso creare un portale dei miei link preferiti, una sorta di “social sano” personalissimo, uno spazio senza commenti altrui, solo cose che piacciono a me con i miei commenti e le mie riflessioni. Lo potete vedere qui: https://raindrop.io/giobimail/public-55589215.
Come sto
Bene, anzi immensamente meglio.
La mia concentrazione è sicuramente migliorata, la memoria pure, la felicità direi anche. Non che io sia nel Nirvana, ma sono banalmente più nel mondo in 3D, quello in cui ci sono profumi, cose da toccare, spigoli su cui sbattere i mignoli. Lavorativamente lo vedo moltissimo: il flow, la condizione in cui una persona è assorbita totalemtne in quello che fa e non si accorge che passano le ore, arriva e rimane più a lungo, riesco ad assimilare nozioni nuove più fecilmente e approfonditamente.
Insapettatamente, come l’ input era intasato di merda, ho anche realizzato che lo era l’output.
Quindi sto pure iniziando a fare una cosa che non facevo da quando è uscito Facebook: scrivo! E lo si vede, lo stai vedendo. Scrivo qui, non su uno status da due secondi. Mi chiedevo come mai il mio blog fosse desertificato, mi dicevo che la vita aveva cambiato ritmi, che il mondo era cambiato, che crescendo boh, mi interessava di meno.
Poi ho capito che stavo scrivendo, di brutto e tutti i giorni. Sui social. Polverizzato, insulso. Il processo di input si era degradato come quello di output. Dal blog, grande promessa di riflessione e condivisione della persona, ero passato al frammentare le mie seghe mentali in seghine più risonanti nell’immediato ma perse il secondo dopo. Più pollicioni blu, più cuoricini rossi, ma alla fine della giornata niente di fatto. Ho iniziato a scrivere due stupidate su Notion e ora, per la prima volta in modo strutturato, sto scrivendo qui di nuovo (speriamo diventi un’abitudine!).
Sto pure scrivendo un libro, che forse finirò ma non è così importante, sto suonando in un altro modo scrivendo e registrando brani ambient.
Relegate la cacca al momento della cacca, vedrete che bello!