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Davanti agli occhi ancora il sole


E dietro alle spalle un pescatore.

Stavo insegnando chitarra ad Arianna, e durante le lezioni ci si fissa su un pezzo e lo si ripete spesso. Abbiamo avuto l’onore di suonare diverse volte il pescatore, grazie a de Andrè. E più la ricantavo, più Arianna migliorava, e più rimanevo colpito da quella frase

gli occhi dischiuse il vecchio al giorno
non si guardò neppure intorno
ma verso il vino e spezzò il pane
per chi diceva ho sete, ho fame

un miracolo di connubio tra la foma e la sostanza. Parole perfettamente sposate, lì da decine di anni, per me da sempre. Le canto tutti i natali in famiglia. E invece guarda un po’, ieri mi hanno tagliato le gambe. O siamo pazzi o siamo bravissimi, secondo i punti di vista. Certe volte cogliamo di tutto in cose insignificantemente piccole – lì ho colto una bellezza.. Ho visto questo vecchio che schiudeva le palpebre a questo sole basso, il volto un po’ rugoso, senza guardarsi minimamente intorno, con davanti a sè il pane e il vino. Come se dovesse mangiare e bere lui.

È difficile a volte non guardarsi neppure intorno, oserei dire che può diventare sbagliato.
Non è interessante comunque, la bellezza della scena e di quelllo che segretamente comunica al cuore scavalca il resto.

Grazie al mondo insomma, e grazie a mio nonno che è stato pescatore per tanti anni. Senza di lui niente di quello che vedo sarebbe possibile.

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Fotografo i fiori

fiore rosa sunafiori red fortfiori su lingamfiori nel tempio
Fotografo i fiori perché stanno fermi. Sono facili, non si muovono come gli umani. Non parlano come gli umani, salvo qualche rara eccezione. Sicuramente fiori che parlano ci sono, non ne ho mai visti ma non è detto che se non vedi una cosa non esista. I fiori sono sempre belli.

Soprattutto sono effettivamente sempre belli, e non si fanno menate sull’aspetto, confermando parzialmente che chi non si preoccupa è bello naturalmente. I fiori non hanno preoccupazioni, per quanto sia breve la loro vita. Muoiono sempre giovani, e se si ammette che possano sapere qualcosa, sanno che muoiono giovani, basta che si guardino intorno. forse alcuni allevano false speranze di non morire giovani ma non si preoccupano evidentemente, perché sono belli lo stesso.

(Gli esseri umani invece non muoiono sempre giovani, anzi per fortuna in genere muoiono più in là)

Colorati, profumati e comunque nel complesso belli.

Silenziosi, si muovono di poco solo se necessario e a causa del vento.

Si muovono poco e solo per il vento.

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Viviamo in una scatola

Vivo in una scatola, vivo limitato da me stesso e da quello che mi circonda. Ogni tanto ci sono cose che ricordano la mia limitatezza ma non sono triste il più delle volte, va bene così.. Il mondo c’è e lo si ama per come è.

grigliata marta giaco e lago
per questo volo, per vedere fuori dalla scatola. sono molto felice di vivere in un piccolo bel mondo, in un piccolo e obbediente universo, perché sono limitato, e nel mio limitato essere terreno (diamo il nome del nostro stato alla cosa che ci sta sotto i piedi) mi trovo bene a pensare tra quattro pareti di cartone.
ma quando si vola, quando si vola è un’altra cosa. basta alzarsi un pochino di quota per iniziare a respirare altra aria, essere spaventati e investiti dal fascino di una realtà più grande, per capire che sono davvero quattro pareti di cartone. che qui c’è qualcosa che non va, imbrigliamo la realtà in regole per averne meno paura, ma forse è più bello averne paura e fascinazione, come in una sindrome di Stoccolma gigante.

l’amore solo ci fa volare, sempre solo quello.

Se anche avessi il dono della profezia,
la scienza di tutti i misteri
e tutta la conoscenza,
se avessi tutta la fede
sì da muovere le montagne:
se non ho l’amore, non sono nulla.

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Svegliarsi il giorno dopo

“Le montagne sembrano scalinate verso il cielo” ho pensato.

C’era un silenzio innaturale, le 7 e mezza di sabato mattina a causa del jet lag.. Un silenzio per me, le macchine passavano come sempre sono passate sotto la finestra, e gli uccellini cinguettavano sciallo con un riverbero molto ampio, ma c’è sempre stato quel megariverbero? Credo di si.. ma tutto era così tranquillo, mi sembrava di essere ancora sull’aereo; in India non vedevo montagne, e non c’era mai un attimo di silenzio nè di giorno nè di notte.. invece ora mi alzo, apro la finestra – in India era sempre aperta – faccio un respiro profondo privo di profumi e puzze se non un vago sentore di aria, osservo le montagne velate di nubi – in India se c’era umidità stava arrivando il temporale – e mi rendo conto di essere a casa.

Sembra di essere usciti da una festa, un sacco di gente che balla puzza fa casino ti urta ti tocca, ti parla e ti guarda, e tu ricambi tutto questo. Poi è ora di andare a casa, saluti quelli che riesci a salutare perché non hai tutto il tempo che vuoi, chiudi la porta e senti la testa un po’ sibilante per il rumore che c’era dentro, un sollievo di non essere più in quel caldo e in quel rumore a tratti eccessivo, apprezzi i grilli del giardino appena fuori e senti ancora le frequenze basse della musica dentro.. ma dall’altro lato hai già un po’ voglia di rientrare, nonostante il vino che ti fa girare ancora la testa. Paziente ti incammini verso casa, apprezzi la notte che ti avvolge e apprezzi il passato appena passato.

Questo si sentiva lì dalla finestra, e le montagne sembrano sì scale verso il cielo. A Benares le montagne non si vedono, nonostante a qualche centinaio di chilometri ci sia il Tetto del Mondo. La comunicazione con dio è il Gange, un fiume che per sua natura sta nel luogo più basso della zona, qui le montagne invece sono in alto (le montagne sono sempre in alto direi), e davvero la prima impressione era che fosse una salita verso il cielo, una possibilità di vedere quello che stava “oltre”.

È bello tornare a casa, almeno quanto è bello ripartire 🙂

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Cosa è

Cosa è che è lì mentre corro, su per il viale ciottolato al buio, cosa è che corre. Cos’è che gli alberi e i muri, cos’è che il viale ciottolato.

Cos’è che vive e dà significato alla parola vivere; cosa è che dà significato alle parole.

Cosa è il significato, cosa muove, cosa è lì mente penso: cosa è lì mentre non penso.

Cosa devia, cosa va dritto cosa fa deviare e continuare. cosa è presente e distante, cosa gioca e significa giocare.

Cosa è che le mani le vedo, cosa è che le gambe le sento.

Cosa è che vibra, non un cellulare, ma vibra in tutto. Vibrare non è spostarsi, vibrare è energia dice la fisica. Allora cosa è che vibra in tutto.

Cosa è che l’aria fa girare, le stelle fa girare, il mondo fa girare, i sassi rotolare, dio c’inventare.

Cosa è che leggerezza fa sentire, di forza morire.

Cosa è la sensazione del profumo del calicantus, cosa è l’aria dell’inverno tra le narici.

Cosa è il ricadere ogni volta sopra il Mondo.

Cosa è che dio ci fa inventare.

Cosa è che Dio ci fa inventare.

Cosa passa davanti agli occhi e ci fa cambiare.

Cosa passa davanti al cuore e ci fa vedere.

Cosa è che passa tra le mie scarpe e mi va voltare, cosa mi fa scappare.

Cosa è che tutto salta, che tutto fa saltare.

(quel che non ha misura ne mai ce l’avrà)

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I luoghi del cuore


autunno madonna di campagna 13

Da tanto tempo, ogni volta che vando a dormire mi propongo di scrivere questa cosa. Finalmente sono qui con le mani sui tasti. Il tutto parta da una collina, se dobbiamo trovare un punto di partenza: trovare un punto di partenza a tutto questo è una cosa artificiosa comunque, ma per capire la mente umana deve fare percorsi lineari, anzi per spiegare è più comodo.

nuvole monterosso

Il tutto parte da una collina, ogni sera parte da lì ma quando sono in giro parte da altri posti. Ieri sera è partito dallo spazio verticale di cielo che c’era tra il campanile e l’Alberti, guardando da dove via san Vittore bassa diventa via san Vittore alta, piazza san Vittore davanti all’edicola insomma. Guardando lì il cielo sfumava da azzurro in basso a blu in alto, e una stella in mezzo alle 5 del pomeriggio.
Una stella in mezzo alle 5 del pomeriggio.

Probabilmente era Venere, non cambia la cosa. Mi sono davvero dovuto fermare in mezzo alla piazza a guardarla, e pensavo a chi dice “quante volte camminiamo a testa bassa senza apprezzare le piccole cose che ci circondano”.
Poche, decisamente poche per fortuna. L’immagine e l’odore del vento freddo hanno fatto il loro gioco lasciandomi in piedi lì in mezzo..

lago nebbioso 1 resize
E la collina? La guardo ogni notte prima di addormentarmi, basta girare un pochino la faccia ed eccola lì, dalal finestra, con poche decine di luci, ognuno una casa.
E come al solito ogni casa almeno un cuore che batte.

Ma non è solo quello, come quella volta che si volava senza aereo, piuttosto vedo la collina e penso, anzi provo.. anzi sono in un altro posto, un posto che chiaramene non esiste. Un ponte tra sogno e realtà, anche se è un’immagine abusata. un ponte tra sogno e realtà non è una cosa astratta, è una cosa che esiste. È, appunto, un luogo solo nel mio cuore. Nella mente ci sono luoghi, si, ci sono tutti i luoghi che si hanno visitati, ma le cose che vediamo si fondono e danno vita a posti che non esistono davvero, e che hanno la potenzialità di tirarti fuori da dove sei. Guardando quella collina credo di vedere il luogo in cui mi trovavo prima di nascere, un archetipo di collina e di cielo scuro, di luci, presenze e distanze.

E in quel momento, per tutto il tempo che mi è concesso, vado oltre la testa che ho, vivo davveo tutto quello che un respiro può concedere e anche di più. L’anima, usando una metafora a me cara, si dilata e copre tutto quello che si può sentire.
Le parole, in questo caso, servono a poco.

Mille anni, e mille anni ancora
Che bell’inganno sei anima mia

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Sinestesie sotto il cielo invernale

Ennesimo moment of being? Bè, forse spalmato su più giorni ma direi di si.

Scendi, vai alla moto e lo vedi lì, come al solito ad aspettarti. Ventitrè, anni che ci stai sotto e lui non si muove, instancabile realtà che a quanto pare non cambierà da quando sei nato a quando sicuramente morirai. Il cielo, chiaramente.
Ovvie le religioni che lo legano a Dio, dicendo che il cielo è la casa dell’Essere supremo, o che il cielo stesso è una sorta di divinità.
È che ultimamente il pensiero si allarga, a causa sicuramente di qualche avvvenimento interiore, ma anche grazie all’aiuto esterno di questo vento di fine ed inizio anno, vento ceh ha pulito tutto: ha spazzato via le nuvole nel giro di una notte. La notte porta consiglio, e solo adesso che scrivo mi rendo conto dell’unità tra questi fenomeni. L’inizio di un anno nuovo sulle ceneri di quello vecchio (sulle fondamenta preferirei dire), il vento che spazza via tutta l’umidità, il cielo terso che mi accoglie fuori da casa di Garci mentre tiro fuori le chiavi dalla tasca.

Quando ripenso a certi momenti, vicini o lontani, tanto più è stata intensa la sensazione quanto più il momento è lento, lo rivedo al bullet-time (cara matrix, quanto mi hai insegnato..) rivedo il cielo, e risento quel profumo intenso di Favonio, e rivivo in un attimo molti minuti di vita.
Mi è stata concessa la grazia di avere un naso degli occhi delle orecchie delle mani e una bocca funzionanti, ma non solo. Mi è stato anche concesso di vivere in un posto in cui posso sentire il calicantus e il vento a gennaio, esplodendo di emozione per la velocità del pensiero, che mi porta in altri luoghi mentre sono lì.

Scherzi della poetica, ti transformi in un altro tempo vivi un altro luogo.
È lontano il tempo della meteopatia, quando avevo timore che l’estate finisse per non dovere affrontare giorni bui e freddo, niente più biciclette gelati e lago.
Sto apprezzando tantissimo quest’aria fredda, l’indossare due paia di pantaloni e due magliette, il vivere in una sera perenne. Non che non voglia l’estate, no.. bisogna accettare le stagioni così come vengono, è un allenamento per accettare le proprie di stagioni. Abbiamo la fortuna di poterne vedere tante, vedere che le foglie cadono, che i fiori appassiscono per dare frutti e poi muoiono per dare semi.

Romanticamente poi, sempre fisso a guardae il cielo, pensi che le stelle ci osservino con i loro occhi di stelle e pensino con i loro nuclei fatti di Elio, vedendo i nostri cicli ed imparando ad amarci, o per lo meno ad amare il fenomeno della vita che si rinnova. Perché anche loro, per quanto ne abbiamo capito noi poveri esseri limitati, devono morire prima o poi.
E forse a sua volta l’universo, con i suoi occhi di universo e il suo cuore di vuoti e di pieni osserva le sue figlie esplodere fragorosamente e riaggregarsi silenziosamente, e chissà forse lui no non muore. Alcuni di noialtri dicono di si, ma cosa cacchio vuoi dire si o no? È evidente, siamo proprio esseri umani e niente di più.

E io, ancora lì con il naso in alto, osservavo un luna che illuminava a giorno il monte rosso.
Fottuta luna, quante poesie. La sua potenza è quella di essere una, come il sole. Sarebbe stato facile che ce ne fossero state altre, ma no, una sola. Un sistema solare con una sola stella e noi, il terzo pianeta, un solo satellite. Ci sono altri pianeti nel sistema con una solo satellite?
Ogni tanto è carino lasciare perdere le coincidenze e vedere come tutto sembra fluire verso una sola direzione.
Un vuoto pieno perfetto, sembriamo scritti in un libro.
Buonanotte cielo e anche a tutto quelo che ci sta sotto.

E anche sopra, Elisa.

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L’importanza del relatore

Sempre da Bastardidentro:
Un coniglio se ne va in giro tutto contento per il prato, perche’ sta per finire la sua tesi di laurea. A un certo punto incontra un lupo, che ovviamente vuole mangiarselo. Il coniglio almeno vuole laurearsi prima di morire, quindi dice al lupo: “Vieni nella mia tana, ti faro’ leggere la mia tesi; se non sei d’accordo mi mangerai”.
“Ma qual e’ il titolo della tua tesi?”.
“La Superiorita’ dei Conigli su Lupi e Volpi !”.
Il lupo, sentito il titolo, decide di accettare. Entra nella tana del coniglio e non ne esce più. Il giorno dopo una volpe passa vicino alla tana del coniglio, che si sta preparando per il giorno della laurea, e ovviamente comincia a rincorrerlo per mangiarselo. Il coniglio le chiede di leggere la sua tesi prima di mangiarlo e, una volta sentito il titolo, anche la volpe accetta ed entra nella tana del coniglio. Anche la volpe non ne esce. Il coniglio il giorno della laurea esce dalla tana in ghingheri e incontra un suo amico, che gli chiede il titolo della sua tesi. Il coniglietto gli risponde fiero:
“La Superiorita’ dei Conigli su Lupi e Volpi!!”.
“Ma non mi pare possa funzionare…”.
“Seguimi nella mia tana e ti spieghero’ tutto!!”.
L’amico segue il coniglio nella tana e si ritrova davanti a un mucchietto di ossa di volpe, un mucchietto di ossa di lupo e, in fondo allo studio, vicino al computer con il mano le varie copie della tesi, un grosso leone.
MORALE: Non importa il titolo della tesi, ciò che conta e’ CHI e’ il tuo relatore.

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Riflessioni su lavoro, denaro e conoscenza

Questa la ho rubata da Bastardidentro, ma è meravigliosa.

Applichiamo qualche semplice regoletta matematica ad alcune frasi fatte e considerazioni comunemente accettate raggiungeremo una migliore percezione dei segreti della ricchezza e del successo. Cominciamo:

  1. Conoscenza e’ Potenza
  2. il Tempo è Denaro
  3. la Potenza è uguale al Lavoro fratto il Tempo (fisica)

cioe’:

  1. C = P
  2. T = D
  3. P = L / T

Operiamo qualche sostituzione:
Mettendo L / T al posto di P nell’ equazione (1) otteniamo C = L / T (4).
Sostituendo D a T nell’ equazione (4) otteniamo: C = L / D (5) cioe’ la Conoscenza e’ uguale al Lavoro fratto il Denaro. Questo significa che:

  1. più sai più lavori
  2. più lavori meno guadagni

Risolvendo per Denaro otteniamo: D = L / C (6) cioe’ Denaro uguale Lavoro fratto Conoscenza.
Dall’ equazione (6) si ricava che il Denaro si avvicina all’ infinito quando la Conoscenza tende a 0, indipendentemente dal Lavoro svolto. Questo significa che: più guadagni meno sai.
Risolvendo per il Lavoro otteniamo: L = D x C (7) cioe’ il Lavoro e’ uguale al prodotto di Tempo e Conoscenza.
Dall’ equazione (7) si vede che il lavoro tende a 0 quando la conoscenza si avvicina a 0. Questo significa che: lo stupido ricco lavora poco o per nulla.

La ricerca delle implicazioni socioeconomiche di questi risultati e’ lasciata come esercizio per il lettore.

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Dare

Dare, Dare, dare,.. questo è quello che va fatto. Dare sempre, fare uscire le cose con amore e per gli altri. Se non fai nulla per gli altri, per il Mondo fuori, rimani con il culo per terra presto o tardi. E va fatto pure con amore, non ti puoi permettere di dare perché lo leggi in un blog, devi dare e basta sempre con amore, se non riesci fallisci e un po’ muori.
falerone 2006 38 mauroDevi dare a tutti, non importa se sia negro bianco donna assassino traditore bugiarda o tuo padre: devi dare. Dai parole, dai fatti, dai lavoro ma dai.
Se non dai rimane dentro e ti farà male, perché tutto ciò che hai vuole essere dato. E meglio è accolto, più ti farà stare bene, certo questo è tanto ovvio quanto secondario. Dai e dimentica, così dopo puoi ancora dare alla stessa persona con la stessa energia: non lasciare che il ciclo delle relazioni e dei litigi logori: dona sempre come se fosse la primissima volta, con la competenza di uno che è una vita che fa le cose per gli altri.
Non dimenticarti, in tutto questo donare agli altri, di una persona particolare che si chiama te stesso: anche a lui devi donare, anche se pulò sembrare un gioco di parole. Te stesso è una persona come le altre: quando lo vedi come l’ultimo degli essere con cui vorresti vivere, ti stai sbagliando, ha tante cose belle, guarda alla sua vita. Chi altri meglio di te stesso può saperla? E quando invece ti sembra la persona più bella del mondo, siine felice, ma non dimenticare di quando hai fatto del male a quella persona.
Perché tutti siamo sintesi di male e bene.