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otto anni

e corre disperato disperato come un cane ma oggi c’è da mangiare pure per chi ha fame.
il tempo, il tempo che passa. panta rei porco val, erano passati 8 anni e tutto era sconvolto logicamente, in otto anni quante cose succedono. sembrano tante o poche, sembrano altre le persone. decontestualizzate, la faccia diventa diversa, una variante sul tema. come quando prendi una melodia e ne cambi alcune note per imitazione o per moto contrario. allucinante e bello comunque. grazie insomma.

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moment of being

a questo penso quando piove.

piove moltissimo, stanotte, come ieri notte. e io mi sono rotolato nel letto, ieri notte, perché pioveva troppo: avevo una netta paura della pioggia e del vento. uragano, bufera.
quando si appoggia la testa sul cuscino inizia la sparizione della parte razionale di sè: ci si trasforma piano piano in animali, tutte le giustificazioni che ci si dava dirante il giorno spariscono. e così l’ululato del vento che sferza l’asfalto fa paura, una paura pressoché incontrollabile.
il cuore batteva a mille, ho provato a respirare con calma, ma credo che se i miei occhi si fossero aperti sarebbero stati quelli di un cavallo imbizzarrito.

una volta arresomi all’evidenza, mi sono alzato ed ho chiuso la finestra.
sentendo quel rumore, ad occhi chiusi, mi sembrava di essere lì fuori, forse un po’ stavo già sognando di volare fuori e essere in mezzo a quell’apocalisse. perso. una barca in mezzo all’oceano, un’anima in mezzo al temporale. quante fantasie. e quelli sono i momenti in cui mi vengono in mente riflessioni che mi sembrano grandi, che devo scrivere. e poi mi addormento, conscio che l’indomani mattina tutto sarà dimenticato.

e in quei momenti mi chiedo anche. come facciamo a vivere? come faccio di giorno ad essere abituato a tutte quelle convenzioni? il giorno, la notte, i vestiti, i computer, la bici, la moto, la macchina, genitori, gente che genera altra gente (questo si che è traumatico da pensare), il bene e il male, così gira il mondo. bene e male. assurdo che ci siano due forze in gioco, assurdo il numero due. assurdi i numeri. non hanno senso di per sè, glielo diamo noi, così come alle parole stesse, e qui divento metadescrittivo. tolta la razionalità, il Mondo diventa un ammasso di aggeggi senza nome, atomi ed energia.

a questo penso quando piove.

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riesci a sentirmi?

sei felice?

lo avresti mai detto?

riesci a sentirmi?

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stallo

sono allo stallo. ascolto i dream theater su pandora, ho messo totalmente in ordine la camera e non riesco a mettere mano alla gestione dei siti per un blocco ispirativo. fino a venerdì riuscivo, oggi no.. dovrò andare a fare un giro, fare un po’ di foto, smettere di pensare un attimo e mi passa.
e soprattutto farmi quella bella barba che mi ritrovo. tanta barba..

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computer crashato

Il computer è saltato compleatamente tra martedì e mercoledì. Ringrazio di aver messo foto online e altre su dvd, comunque ho salvato praticamente tutto, solo alcuni dati vanno persi, e il pc va molto più veloce.
Tutto questo mi ha fatto riflettere sulla caducità di questo ocmputere di tute l cose che ci sono dentro che ormai mi accompagnano, alcune, da anni.
E poi ho pensato alla frase che mio padre ha sentito da suo padre, e che ha detto a me (come sono altisonante).

potranno portarti via tutto ciò che hai e che ami, ma una cosa ti rimarrà sempre: la cultura

bella no? È anche una delle frasi casuali che si trovano qui in giro per il sito. mi devo ricordare anche di fare una homepage degna, in quanto già un paio di persone mi hanno fatto notae che questa è una collezione di siti e non un sito unico. Ahi ahi, dottore..

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congratulations!

giobi steto

due giovani dottori in evidente stato confusionale

sono un dottore, dottore del buco del cù mi dicono dalla regia.
ho appena scaricato tutte le foto dell’ambaradan ma sono troppo stanco per metterle su, quindi riporterò semplicemente per ora i ringraziamenti che sono sulla mia tesi, che esprimono gratitudine nei confronti di molte persone che in questi anni sono state vicine a me nell’apprendimento, nel mondo musicale e in maniera personale. l’ordine con cui le ho scelte non è quello di importanza, ma ha comunque un suo significato. mi sono poi accorto anche di averne dimenticati molti ma pazienza, mi sono salvato con il finale.
eccolo qui quindi:

Ringrazio: Dio (o chi per Lui), mio padre, mia madre (tutti e tre per evidenti
ragioni), il professor Torelli per la pazienza infinita e la dedizione come insegnante
e correlatore, Mario per le litigate e per avermi aiutato nella stesura della
presente tesi, mia sorella con Matteo e Paolo, Terry per tutto.
Inoltre tutti i professori che mi hanno seguito in questa impresa universitaria,
in particolare il prof. Brioschi (e la sua gatta Cleopatra), il prof. Haus, il
prof. Cattaneo, il prof. Mancuso, il prof. Cingolani, il prof. Zucchi, il prof.
Bellettini (per la ‘clemenza’) e i professori Bertoni e Grossi (per l’elaborazione
numerica del segnale, questo mistero). E anche se non è professore, il
prof. Coen.
Di seguito la nonna ovvero la mia enciclopedia, mio zio Gigio, la redazione di
RVL, Paolo e Alex, la dott.ssa Bertelli e la oramai dott.ssa Barbini, assieme
a tutti i ragazzi della Nave del carcere di S. Vittore, il dott. Cassina e la
dott.ssa Ferrari, con al seguito Augusto (eh eh), Claire, Laura, Chiara, Raffaella,
Carla. Mio zio Nino (e Chicco Dodo Paolo Liliana Amelia, con relativi figli e
compagni), mia zia Alice (e Gia Titti e Paolo con relativi figli e compagne),
Ale (e la Laser6), Gigi (per la storia dei microsecondi) e Fusa, Garcia e Ridarola,
Morco, Ciozz, Telespalla Mauro, Nathalie e Francesca, Williamson (Paolo) e Richi,
Elena e Silvia, Tocchetto, Loch, Benny, Shani (in arte Gamila). Fella, Giova,
Jessi e Laura che assieme a Mario e me hanno mosso i primi timidi passi nella
musica.
Dapostrofo, Fishbrainjesus e Sushy, Fumagals, Sciacq, Lozze, Lukino e Barbie,
M.G., Gygus, Rog, Juka, Jeff (e come dimenticarlo!), Savo, Cost, Sara, Chiara,
Ilaria, Walla, Harlan, Cristina, Marcello, Rado, Debe, Ale (bassista), Fusco,
Murivan, Dipa, Ikka, Billi, Musicomane, Meteo (anche per la consulenza su Apogee
e Prism) e tutta la serie di colleghi che ho dimenticato.
Per finire, ringrazio la mia chitarra, l’altra mia adorata chitarra e anche
l’altra adorata chitarra, l’ukulele e il mandolino, il lago Maggiore,
la fisica acustica, la musica e il silenzio, e tutti i miei poveri allievi di
chitarra e di altre discipline, quindi anche i cori del Liceo Cavalieri. Mumi,
Ozi, Ivano Fossati, Sting, gli Incubus, Elisa, Dream Theater e tutta una serie
di altri sul genere. Cubase, la Steinberg in generale così come la Native
Instruments, la Spectrasonics, la Digidesign, la Propellerheads e perché
no la Microsoft. La Adobe e la Macromedia, senza dubbio. DeviantART, Aruba.it,
msn messenger, icq, in parte Skype e Voicestuntip. Beppe Grillo, Google, Wikimedia
e in generale Sourceforge assieme al concetto di open source.
Tutti quelli che mi sono dimenticato, e,
infine,
me.

l’elenco, come già detto, sarebbe di molto più lungo, come la descizione dell’epopea che mi ha fatto arrivare qui. forse comparirà proprio qui tra non molto, assieme al mio prossimo progetto per un’autobiografia(!)

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il cuore non dorme mai

un sogno così non mi era mai capitato penso. le rare volte che ti accorgi che stai sognando e riesci a rimanere dentro la sogno, capendo che puoi controllare tutto ed è il tuo mondo.

ecco, lì ho incontrato una persona, una ragazza, di cui al momento non ricordo nemmeno la faccia. non era bellissima, era normale, e eravamo in questa città che avevo ben presente, la avevo già vista, paesino tipo verbania, sempre sulla sponda del lago, un lago generico, una pavimentazione a porfido, chiesetta.. (dovrei disegnarla che diamine. che diamine, chiederò a qualcuno di deviantart di farla, forse.
le cose non vanno perse, non bisogna perderle)

mi è capitato altre volte di trovare una ragazza in un sogno, una ragazza che non aveva volto, nel senso che adesso non saprei dirlo o che nemmeno in quel momento capivo, un po’ come quando i santi si trasfigurano e si vede solo la loro Bellezza.

ma capendo dove ero, nella mia mente (o in qualcosa di più grande?) capivo che quello che vedevo era il mio riflesso: sia lei che tutto quello che c’era intorno, e anche lei lo sapeva. così che vivevo uno spropositato senso di comunanza con tutto ciò che c’era intorno e lei diceva che qualsiasi cosa avessi desiderato si sarebbe realizzato; i paesaggi, lei, ogni cosa cambiava al ritmo dei miei pensieri, e lei rideva contenta di questa cosa. un paradiso ritagliato da me in me per me.
e nel momento di separarci, lei me lo ha detto, che mi aspetterà in quello spazio di sogno quando tornerò.
il cuore non dorme mai

senza un posto nè un sentiero senza diavolo nè dio
senza un cielo da sparviero senza il grido di un guerriero io ti lascio senza perderti
e ti perdo un po’ anche se poi lasciarti è un po’ perdermi
o bella mia, o bella ciao, io sono via con un pensiero di te immenso
e un nuovo senso di me…

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humanhaiku beginning

è partito questo progetto con feel hippo

abbiamo fatto parecchie foto, un’ottantina in tutto se non vado errato. mi sembra un bel lavoro, chiaramente fine a sè stesso, o fine a una comunicazione più elevata ma che nemmeno i suoi craetori per ora potrebbero definire del tutto.

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i can fly…

ho respirato di nuovo l’aria del canneto.
puoi visitare tanti posti, posso visitarli per lo meno, ma il lago lo ho sposato. il lago maggiore intendo, non il lago come luogo generico.
lakeside è il titolo del blog, e ci farò una canzone un giorno o l’altro, la ho pensata un paio di volte ma ancora non mi ci sono messo seriamente, un giorno verrà.
comunque ho fatto un giro a piedi per il canneto,

ed era secco per la neve e le piogge di questi giorni, faceva abbastanza freddo ma bastava la giacca sulle spalle aperta e stavo bene, parecchio bene. ho camminato su ghiaietto bagnato, in alcuni punti anche neve ghiacciata che si rompeva sotto i piedi facendo un gradevole crack. era una neve ghiacciata strana, se mia mamma non avesse spaccato la macchina fotografica la avrei fotografata. gli esquimesi hanno svariati nomi per definire la trama della neve, noi chiaramente al di là di puciacco o fresca non andiamo.. quella neve non rientrava nei normali lessemi taliani, e come dicevo poc’anzi si spaccava gentilmente sotto i talloni. poi sono arrivato al fango, le scarpe si sono felicemente un po’ sporcate, e l’odore di essere all’aria aperta mi entrava nelle narici: l’attesa per rivederlo finalmente, e infatti eccolo lì, dietro una curva improvvisamente il lago.
era lo stesso punto in cui ho fatto la foto per il logo del blog, e lì ci ho pensato, quante cose sono cambiate da quella foto e invece lui era lì, un po’ meno azzurrino ma sempre lago. essendo basso per le poche piocggie, la spiaggetta era diventata una spiaggiona, sembrava quasi un anfiteatro, o una platea da cui mi stessero guardando, aspettando che io dicessi qualcosa.
allora sono sceso fino al bagnasciuga, e tenendo le mani in tasca alla giacca le ho alzate indietro così che las giacca sembrasse un mantello che svolazzasse.
bello, si, e poi mi sono sdraiato sulla sabbia. sulle prime avevo paura di sporcarmi la felpa e i capelli, poi ho detto ma vai a cagare, mica è corrosiva. poi si è corrosa. scherzavo, non si è corrosa, anzi respiravo e pensavo, a tratti non pensavo nemmeno forse, i gabbiani nuotavano a 20 metri e io mi gustavo il sole di febbraio. poi mi sono alzato e sono tornato attraversi il paesaggio modificato dalla neve, il canneto non ha retto i 40 centimetri di qualche settimana fa e mostravano una pianura con textures nuove, ma soprattutto modificato da una coscienza rigenerata.

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lo scu terone

oggi vado a vedere lo scuter che il mio caro zietto giovani maria mi sta corteggiando da un po’, se tutto va bene lo prendo a breve. il classico stamarrescion anni ottanta, altresi noto come honda honda cn 250:

honda sn 250

una vera offesa all’aereodinamica, ma si sa, l’articolo quinto non perdona..