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inside moment of being

Cenotes/4

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Ho fatto un sogno.
Ho fatto un sogno, eravamo noi due. Noi due, eravamo in un posto, se vogliamo chiamarlo così. Se era un posto era un posto lontanissimo, eravamo solo io e te, e intorno non c’era nessuno.

Le persone erano come alberi, sorridenti o imbronciate che fossero, erano uno sfondo. Pochi notavano la nostra presenza, e viaggiavamo. Ogni giorno ci spostavamo dove ci pareva, consapevoli che quello fosse un sogno. Ogni giorno insieme, ogni notte insieme, fino a credere di essere la stessa cosa, consapevoli che ci saremmo svegliati.

Ho fatto un sogno, e ogni notte ci stringevamo in un modo altrimenti impossibile, e ogni notte pensavo che sarebbe stata l’ultima notte della mia vita, così volevo averti ancora più vicina di così, anche se era impossibile, ogni notte in un posto diverso, ogni notte in un posto sempre più lontano.

Volevo che non sorgesse mai il sole, vivere in quel confuso e totale coinvolgimento della tua persona, vedere alla poca luce le linee che disegnavano il tuo sorriso.

Ho fatto un sogno che contava molte notti, e ogni notte, ogni notte, ci svegliavamo e ci stringevamo di più, e ogni notte te lo dicevo, che ti amavo. Ti dicevo

Ti amo

e poi il tuo nome. Tu sorridevi, tutte le notti, e dicevi che mi amavi anche tu, e dicevi il mio nome. Volevamo passare la vita assieme, se la vita era questa.

E poi ancora, ogni giorno e ogni notte, fino a non contarli più, provarli a scrivere sulla sabbia per vederli cancellati e per poter immaginare, sognare di nuovo, che quel giorno fosse sempre il primo, ad attendere un’altra notte in cui saremmo caduti l’uno dentro l’altra.

E una volta, forse l’ultima, l’ultimo risveglio, il tetto era un cielo con milioni di stelle, con la luna piena, su un letto sulla sabbia, lì si che avevo capito che era un sogno, e per quello avevo tanta paura, allora ti ho stretta ancora più forte e te lo ho detto un’altra volta, ma ormai le parole non sarebbero più bastate, come avrei potuto anche solo pensare che dirtelo fosse possibile? Quanto erano lontane le parole, il mondo, le persone, auto città lavori futuro, niente era più sensato, mentre tu dormivi con quel vento caldo. Nemmeno le lacrime mi salvarono.

Niente è più stato come prima, quando mi sono svegliato.